IL VECCHIO MOISQuandero ragazzetta, avevamo in casa nostra un vecchio servo della Barbagia chiamato Mois. Era il suo vero nome? Non credo; forse era un soprannome, perch realmente il vecchio rassomigliava al profeta Mos, alto e bruno in viso comera e con una lunga barba a riccioli; o piuttosto perch fra le altre cose egli sapeva fare certi scongiuri contro il malocchio, contro le malattie del bestiame, contro le formiche che rapiscono il grano dallaia, contro i bruchi, le cavallette e i vermi, contro le aquile per impedir loro di rapire i porcellini, gli agnelli ed anche i bambini; e in quasi tutti questi scongiuri (in dialetto chiamati verbos, cio parole misteriose) cera uninvocazione a Mos.Mois era vecchio ma robusto ancora e lavorava tutto lanno; dinverno custodiva i branchi di porci e di maialini che pascolavano e mangiavano le ghiande su per i boschi delci del monte Orthobene; ma tornava in paese per le grandi solennit, e specialmente il Natale voleva passarlo in casa dei padroni. Non era vecchio decrepito, volevo dire, ma a sentirlo parlare pareva che egli avesse almeno due millenni; tutte le storie che raccontava risalivano agli antichi tempi quando Ges non era nato ancora ed il mondo era popolato di gente semplice ma anche di esseri fantastici, di animali che parlavano, di diavoli, di nani, di brghines, vergini che eran buone coi buoni e cattive coi cattivi e passavano il tempo a tessere porpora ed oro.Quando Mois tornava a casa per Natale noi ci affollavamo attorno a lui per sentire le sue storie. Egli sulle prime si faceva pregare; preferiva insegnarci ad arrostire tra la brage le ghiande, che si gonfiavano e diventavano rosse e saporite come castagne; e ci diceva che in certi paesi della Sardegna si fa anche il pane di farina di ghiande, al quale si mescola una certa argilla che lo fa diventare pi saporito e consistente; poi a furia di preghiere e di occhiate supplichevoli, si riusciva a fargli raccontare qualche storia.Seduti intorno al camino ove ardevano interi tronchi di quercia o intere radici di lentischio, nere e aggrovigliate come teste di Medusa, noi ascoltavamo attentamente. Era presto ancora per la grande cena, che si fa dopo il ritorno dalla messa di mezzanotte, alla quale noi per non assistevamo perch la notte di Natale quasi sempre rigida e nelle notti rigide i ragazzi devono andare a letto; ma per noi e per tutti quelli che volevano mangiare senza profanare la vigilia veniva preparato un piatto speciale, di maccheroni conditi con salsa di noci pestate, e con questo e con le storie di Mois ci contentavamo. Egli dunque soffiava sul fuoco con un bastone di ferro; un bastone bucato che era poi una vecchia canna darchibugio, e raccontava. Quando nacque Ges, egli diceva, la gente era buona ancora e senza malizia; ma appunto perch gli uomini eran ingenui e avevan paura di tutto, il mondo era infestato di esseri maligni. Allora esistevan le cattive fate, che potevan cambiarsi in animali e spesso andavano nelle case, sotto forma di gatti, di cani o di galline, e vi portavano sventura; allora esistevano i cavalli verdi, che portavano i proprii cavalieri nei precipiz; esistevano i vampiri, esistevano i serpenti e specialmente uno terribile che si chiamava Canana; ma sopratutto davan da fare ai buoni pastori e alle buone massaie i diavoli che prendevano aspetto umano e si fingevano anchessi pastori e venivan riconosciuti solo dalle unghie attorcigliate o dai piedi simili a quelli dellasino. Ges venne al mondo per liberarlo da tutti questi esseri maligni, e specialmente dai diavoli; infatti adesso non ne esistono pi; ma prima di sparire dal mondo, i diavoli e gli esseri maligni cosa fecero? Lasciarono qua e l oggetti cos impregnati della loro malignit che gli uomini che li toccavano diventavano cattivi e tramandavano la loro cattiveria ai loro discendenti. In altro modo non si spiega la malvagit di certi uomini che sembravano diavoli davvero. Gli stessi giudei che presero e uccisero Ges erano uomini corrotti dallaver toccato qualche oggetto del diavolo, e i bambini cattivi dei nostri tempi vengono ancora chiamati diavoletti. Ad ogni modo gli uomini fanno ancora una gran festa per ricordare la nascita di Ges, loro liberatore; presso i popoli ancora patriarcali, come quello della Sardegna, la festa comincia veramente dopo la mezzanotte, si prolunga fino allalba, con canti, suoni, balli, e dura tutto il carnevale. In certi paesi la gente si porta da mangiare in chiesa, e dopo il Gloria tutti cominciano a sgretolare noci e mandorle; allalba il pavimento della chiesa appare coperto di bucce di mele, scorze di arance, gusci di nocciole. In quasi tutti i paesi la gente si scambia regali, e i fidanzati dnno alla sposa una moneta doro o di argento o mandano in dono un porchetto.Quandero ragazzo, maccadde unavventura curiosa.Mio padre era pastore di porci, e stava fuori di casa tutto lanno, ma per il giorno di Pasqua e per Natale voleva immancabilmente tornare in paese. Finch fui piccolo io, egli in quei giorni faceva custodire il gregge da un servo; ma appena io potei aiutarlo egli mi condusse allovile, e la notte di Natale mi toccava di stare lass, nel bosco umido e freddo, entro una capanna od anche dentro una grotta riparata dai venti e dalla neve, s, ma nera e paurosa come le grotte delle leggende. Io non avevo paura, anche perch mio padre diceva che mi lasciava solo appunto per abituarmi ad essere coraggioso; ma nella notte di Natale mi sentivo triste, accasciato. Appena sera mi coricavo in un angolo, mi coprivo fino agli occhi col manto, lunga e larga striscia di orbace (panno sardo) che dinverno noi pastori ci buttiamo sul capo e sulle spalle, allacciandola sotto il mento; e pensavo al Natale in paese. Ecco, pensavo, a questora il fidanzato di mia sorella ha gi mandato a casa nostra in regalo un bel porchetto dalla cotenna rossa, sventrato e riempito di foglie dalloro, mia madre gi prepara la grande cena, mentre mia sorella indossa il suo costume nuovo e mette in testa il suo cappuccio per andare alla messa. Arriva il fidanzato, con le saccoccie gonfie di arancie, di noci, di ciliegie secche; egli fa forza e si piega da un lato per tirar fuori tutte queste buone cose, le depone sulla panca accanto al focolare e dice: se il povero Mois fosse qui! Serbategli questa mela cotogna che sembra doro.Pensando a questo valente giovane io mi sentivo intenerire. Egli era di buona famiglia, ma non poteva ancora sposare mia sorella perch appunto la sua famiglia non voleva, essendo egli troppo giovane e dovendo ancora fare il soldato. Era allegro, burlone, aveva le tasche sempre piene di frutta secche, e per questo io gli volevo molto bene. Mio padre diceva che il fidanzato di mia sorella aveva in saccoccia pi nocciuole che quattrini; ma io appunto lo preferivo cos. Egli mi raccontava storie terribili, di banditi, di cavalli verdi, della Madre dei Venti, e mi piaceva anche per questo.Una volta egli venne a trovarmi persino su nellovile, proprio allantivigilia di Natale (mio padre era dovuto scendere in paese fin da quel giorno) stette fino al crepuscolo raccontandomi fiabe e storielle paurose. Egli mi diceva che i ragazzi non devono uscire di casa quando soffiano i venti, perch appunto allora la loro Madre, che gira assieme coi figli, porta via i viandanti deboli e gli esseri che non sono resistenti.Verso sera egli se ne and. Io rimasi solo, e sebbene la sera fosse calma avevo paura di uscire. Mi coricai sotto il manto, e cominciai a pensare alla festa dellindomani notte. Mi pareva di veder arrivare a casa il fidanzato, con le saccoccie piene di frutta; le campane suonavano, le donne cullavano i bimbi cantando: Su ninnicheddu, Non portat manteddu, Nemmancu curittu; In tempus de frittu No narat titta. Dormi, vida e coro, E reposa anninnia1.La gente andava alla messa; e mi pareva di veder la chiesa illuminata da sette file di ceri e con gli altari adorni da rami darancio carichi di frutta. Al ritorno tutti sedevano sulle stuoie spiegate attorno al focolare, e la gran cena cominciava. Si mangiava il porchetto, il primo latte cagliato, il formaggio col miele; si beveva, si rideva.Poi gli uomini anziani, seduti a gambe in croce attorno al fuoco, improvvisavano canzoni, e i giovani ballavano il ballo tondo: cominciava limpuddilonzu (la festa dellalbeggiare), e tutti sembravano folli di gioia, tutti ridevano e cantavano perch era nato Ges e il demonio doveva sparire dalla terra.Io ero triste come una fiera sola nel bosco. Avevo undici anni ed era gi il terzo Natale che passavo sul Monte; per me linfanzia era davvero finita da un pezzo; eppure mi sentivo turbato come un bambino di cinque anni. A un tratto sento i maialini grugnire nella mandria, o meglio nel recinto di macigni overano riparati! Un ladro? Il cane per, un grosso cane che sembrava un leone, legato ad un tronco dalbero, non abbaiava. Io ricordai le istruzioni ricevute da mio padre; quindi mi affacciai allapertura della capanna chiamando Basile Antoni Sarbadore per far fuggire il ladro, al quale, gridando quei nomi, volevo far credere di essere in buona compagnia. Allora anche il cane cominci ad abbaiare, e pareva parlasse e accusasse qualcuno; io per, se non avevo paura del ladro, ripensavo alle storie raccontate dal fidanzato di mia sorella, e non osavo avanzarmi.La notte era fredda, ma limpida; la luna saliva sul cielo dargento e ci si vedeva come allalba. Io mi feci coraggio, presi larchibugio lungo due volte pi di me, e uscii sullo spiazzo; ma dun tratto mi parve di vedere poco distante da me un gruppo di cinghiali guidati da un uomo nero e tozzo; ricordai allora che negli antichi tempi, prima che gli uomini fossero maliziosi, il diavolo pascolava alla notte le anime dei malvagi trasformate in porci selvatici, e con paura corsi a rifugiarmi nella capanna. Che volete? Ero anchio senza malizia, allora, come gli uomini degli antichi tempi: la malizia cominci a venirmi due giorni dopo, quando mio padre ritorn, cont i maialini e trovandone uno di meno mi baston. Per la vergogna io non gli avevo raccontato nulla, n della visita del fidanzato, n delle sue storie paurose, n del rumore sentito alla notte, n del mio terrore superstizioso. Egli credeva che io avessi lasciato smarrire nel bosco il maialino, e mi baston per questo: se avesse saputo della mia paura e del mio stupido terrore mi avrebbe bastonato lo stesso e si sarebbe beffato di me.Ma chi cominci a beffarsi di me, dopo quella volta, fu il fidanzato di mia sorella. Eppure egli non sapeva e non doveva saper nulla. E solo anni ed anni dopo, quando egli era diventato un uomo serio ed io un giovine pieno di malizia, tutti seppero il segreto di quella notte. Il maialino lo aveva rubato lui, il fidanzato, perch non aveva denari da comprarne uno; e lindomani lo aveva regalato alla fidanzata, cio a mia sorella. Era venuto su apposta, a raccontarmi le storie paurose, per impedirmi di uscire alla notte: mio padre, che era allora vecchio e pacifico come un patriarca, quando sentiva raccontare questa storia si faceva rosso per la stizza, pensando che aveva mangiato il suo maialino rubato; e voleva alzarsi dalla stuoia per corrermi dietro e bastonarmi ancora!.1Il bambinello, Non porta pannolini, Nemmeno corsetto; In tempo di freddo non dice ho freddo. Dormi, vita e cuore, E riposa e fai la nanna.------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------